venerdì 16 gennaio 2009

Dopo Johannesburg

Siamo alle ultime battute del vertice e, nonostante la presenza dei grandi leaders mondiali, non è dato sperare che ci possano essere novità positive. E, al di là dell’esito finale, al di là delle contraddizioni di un vertice soggiogato proprio da quelle multinazionali che sono per principio (anche se non si può fare di ogni erba un fascio) contrari ad un diverso modello di sviluppo, si archivia definitivamente il concetto di “sviluppo sostenibile”? Si torna indietro anche rispetto a Rio de Janeiro 1992?Non credo sia possibile. Né credo sia possibile cancellare la vera novità nata a Rio, che non ha riguardato certo le grandi nazioni democratiche dell’occidente ricco, quelle ingessate dai poteri economici forti, a partire dagli Stati Uniti, ma anche la stessa Europa. La vera novità di Rio fu l’azione che ha visto in questi anni il moltiplicarsi delle Agende 21 locali; quelle che hanno portato a costruire percorsi virtuosi di sviluppo locale sostenibile, che hanno dato vita alle “buone pratiche amministrative”, quelle che stanno sperimentando forme di partecipazione diffuse.E’ questo livello di sviluppo sostenibile dal basso che può e deve continuare, anche in una logica di cooperazione internazionale verso governi locali che hanno bisogno di aiuti concreti, mirati, forse meno consistenti sul piano economico, ma più efficaci per rilanciare la lotta alla mancanza di cibo, di acqua, al rilancio di una agricoltura che parta dai bisogni veri e non si rifaccia a modelli calati dall’alto e funzionali più agli interessi delle multinazionali (leggi i semi modificati geneticamente).I governi locali (regionali, provinciali e comunali) possono sviluppare iniziative serie e concrete in questa direzione e dare assistenza formativa e logistica a tale percorso.Il dibattito su questi nuovi scenari è già stato avviato, proprio a Napoli, in occasione del seminario organizzato dall’Associazione A21 locale in collaborazione con la Provincia di Napoli che si è tenuto a metà giugno a Città della Scienza. L’idea è quella di lavorare insieme non solo rispetto alle scadenze proprie del processo di sviluppo sostenibile, ma aprire gli stessi processi a quelle aree del mondo dove è negato qualunque diritto alla vita.Non sono andato a Johannesburg, al di là dello scetticismo sugli esiti finali, semplicemente perché volevo restare a Napoli a lavorare per portare avanti l’A21 della Provincia e iniziare concretamente il percorso locale che ci vedrà impegnati in Albania, in Brasile, in Africa e in America Latina su agricoltura e zootecnia sostenibile. Se poi arriveranno anche gli Stati non potremo che esserne felici…