venerdì 16 gennaio 2009

L'agricoltura che verrà

Ha sicuramente ragione Roberto Ciuni che, su “Il Mattino” di sabato 2 febbraio u.s., nel commentare il dato positivo dell’occupazione (al di là di quello relativo al sommerso ancora esistente), afferma che c’è un progressivo ritorno alla campagna. Lo si giustifica anche con altri dati quali l’invivibilità delle città (anche nei piccoli centri il traffico inquina l’aria, la vita e anche la bellezza dei centri storici), l’attenzione culturale delle giovani generazioni, la ricerca di antichi sapori, il rinnovato interesse per un settore economico che, a partire da quello vitivinicolo, sta dimostrando che si può fare reddito e si può avere quel riconoscimento sociale che è sempre mancato. Stiamo parlando di economia vera se il solo mercato dei prodotti tipici vale 14.000 miliardi senza peraltro averne ancora sfruttato tutte le potenzialità.Quella che si sta affermando, a partire dalla crescita esponenziale delle imprese agricole che producono biologico, è una classe imprenditoriale agricola giovane, spesso al femminile, determinata e capace finalmente di interpretare la ricerca sempre più pressante di sicurezza alimentare, autenticità dei sapori e complessivamente una migliore qualità della vita.Di questi argomenti se ne è discusso il 25 e il 29 gennaio, nel convegno promosso dalla Coldiretti sulla nuova legge di orientamento in agricoltura e in quello organizzato dalla Provincia di Napoli che ha presentato uno studio sulla riorganizzazione della filiera ortofrutticola. La legge di orientamento sta accompagnando questa trasformazione anche dal punto di vista legislativo. La multifunzionalità delle imprese agricole, la caratterizzazione dell’agricoltore come imprenditore, l’attenzione alla sicurezza e rintracciabilità dei prodotti alimentari, la realizzazione dei distretti rurali e agroalimentari di qualità, la possibilità per le pubbliche amministrazioni di fare convenzioni e contratti di collaborazione con gli agricoltori che, manutentori per anni del territorio, si impegnano a continuarlo a fare, sono i capisaldi di una “nuova” agricoltura che può ritornare ad essere un settore/fattore importante per tutta l’economia. Anche il linguaggio ha la sua importanza perché non solo sancisce una trasformazione, ma determina un effetto moltiplicatore. In particolare in Campania, se riusciamo a rendere sinergici agricoltura, artigianato e turismo (anche nelle forme nuove in cui si sta sviluppando, quale quello enogastronomico), cioè i saperi, i sapori e le bellezze della nostra terra, possiamo imboccare un processo di sviluppo alternativo che guardi alla qualità della vita come opzione di fondo delle scelte politico amministrative.E’ possibile imboccare in modo più deciso questa strada?Se si lavora insieme, istituzioni e soggetti rappresentativi di questi settori, così come si sta facendo con il POR Campania agricoltura (i migliori risultati di tutto il POR), anche nel correggere quelle parti che alla luce delle prime applicazioni non hanno dato ancora buoni frutti, avremo sicuramente la possibilità di dare un ulteriore slancio a questa che si sta già affermando come la “nuova” agricoltura.