“Se la politica langue – afferma Enzo Falco, segretario provinciale dei Verdi - almeno si muove la società, in particolare il mondo agricolo con la bella iniziativa della Coldiretti casertana. Da tempo si parla di filiera corta e, finalmente c’è una iniziativa concreta, anzi due ed altre se ne possono aggiungere”.
E’ sotto gli occhi di tutti la grave crisi agricola che sta investendo le aziende agricole campane e i prodotti leader di questo comparto, a partire dalla mozzarella di bufala. Alla crisi che è produttiva, di commercializzazione e finanziario/bancaria fa da contraltare il fatto che i consumatori trovano sui mercati questi prodotti a costi esorbitanti. Alla fine sono penalizzate contemporaneamente le imprese agricole e gli acquirenti finali. Dove va a finire il “valore aggiunto”, cioè lo scarto tra i 5 centesimi pagati ai contadini per un mazzo d’insalata e i 2,5 euro che pagano i consumatori? Va a finire nell’infinita serie di passaggi che queste merci fanno per arrivare sulle nostre tavole. Il danno è doppio. Da un lato le imprese agricole, che hanno fatto investimenti notevoli per ammodernare le proprie aziende esponendole sul piano finanziario alle banche che oggi presentano il conto e attivano i procedimenti esecutivi di sequestro devono svendere i loro prodotti frutto del loro sudore e di un’antica sapienza; dall’altro i consumatori vengono depauperati del loro potere d’acquisto attraverso l’abnorme aumento del costo che queste merci hanno sui banconi.Anche i Sindaci, sempre pronti a riempirsi la bocca del valore dei prodotti tipici non fanno mai niente per l'agricoltura e per gli agricoltori. E invece potrebbero individuare, all'interno dei mercati, uno spazio - "il mercatino della freschezza - prodotti agricoli locali" da destinare a titolo gratuito ai contadini del luogo, oltre a sviluppare politiche si sostegno alle coltivazioni tipiche.
L’anno scorso, esattamente il 30 luglio, l’economista Mariano D’Antonio, oggi assessore regionale ai fondi europei della Regione Campania, scrisse un articolo per Il Mattino, dove sosteneva la validità ed il successo delle sagre. Un fatto nuovo “sono le sagre che si svolgono nei piccoli centri della Campania, manifestazioni dedicate alla riscoperta e alla valorizzazione di prodotti tipici locali. Le sagre attraggono i turisti, in molti casi figli e nipoti di emigranti che tornano ai loro paesi d’origine per ritrovarsi con amici e parenti, per riannodare le fila di tradizioni che richiamano identità smarrite o appannate dalla lontananza”. E, aggiungeva: “Insomma, le sagre interessano e perché, l’economia? Interessano e come! I motivi sono almeno due. Uno l’ho citato all’inizio ed è che le sagre sono manifestazioni che attraggono turisti. I turisti spendono in acquisti di prodotti locali e, se ne sono soddisfatti, diventano i punti di riferimento, i terminali di una catena di vendite che si può estendere fino ai mercati esteri. L’altro motivo di rilievo economico di queste manifestazioni, è che le sagre sono occasioni per rivitalizzare piccole imprese e relative produzioni, specie nel settore agroalimentare. L’agroalimentare è un settore di punta dell’economia campana, di grande potenziale, ma spesso è trascurato dalle politiche di sviluppo che privilegiano prodotti standardizzati (l’ultima autovettura prodotta in Italia) ovvero velleitariamente le merci che dovrebbero incorporare alta tecnologia. Largo dunque al torrone, alla carne di pecora lautacauda, ai fusilli e al caciocavallo, che sono gustosi, incorporano conoscenze sedimentate nella storia e fanno bene alla salute”.
Al di là delle discussioni sui massimi sistemi che presupporrebbero una politica “forte” e fortemente impegnata, una piccola ulteriore concreta idea può venire anche dai GAS (Gruppi di acquisto solidali). Ci sono gruppi di cittadini/consumatori che acquistano direttamente presso le aziende agricole, avendole visitate e quindi conoscendo in loco i prodotti, generalmente autoctoni e tipici, ottimizzando la domanda e l’offerta e calmierando i prezzi. Ce ne sono diversi che funzionano davvero bene, in provincia di Caserta, ma anche di Napoli. In questo modo abbiamo la quadratura del cerchio e si attiva un processo virtuoso.
Gli agricoltori vendono ad un prezzo equo ma remunerativo; i consumatori acquistano a costi equi e hanno prodotti freschi che si sa da dove vengono e non hanno fatto il giro del mondo per arrivare sulle proprie tavole; non si da spazio agli speculatori; non si inquina l’aria con gli scarichi dei camion che vanno su e giù per l’Italia a portare i peperoni prodotti a Francolise in Piemonte per riportarli come peperoni tipici di Carmagnola sui banchi del Centro commerciale di turno.
A Settembre, per merito del Presidente del Parco di Roccamonfina, avv. Raffaele Aveta, partirà un appuntamento settimanale per l’acquisto diretto dei prodotti del Parco, un’altra piccola ma grande “rivoluzione”.
“Insomma qualcosa si muove – continua Falco - in questa estate contraddistinta dal “nulla” politico. Aspettiamo con fiducia che finalmente ci si occupi di questioni concrete e si aiutino l’iniziativa messa in campo dal duo della Coldiretti, Tommaso e Marcello De Simone (coadiuvati dal non dimenticato presidente della Camera di Commercio, Gustavo Ascione), quella del mercatino dei prodotti del Parco di Roccamonfina, quelle delle sagre (la prossima è quella della cipolla di Alife), quella dei Gruppi di acquisto solidali (ad Aversa c’è l’esperienza de “la tavola rotonda”, animata da Nicola Ciccarelli e Franco Chioccola”.
La politica dovrebbe interessarsi di queste cose, invece che del “nulla” condito da sterili quanto inutili polemiche che lasciano il tempo che trovano.