venerdì 16 gennaio 2009
I saperi e i sapori della nostra terra
Quand’ero ragazzo andavo spesso in campagna con mio padre. Mi affascinava la produzione della canapa, le viti maritate ai pioppi, le splendide produzioni di pomodoro S. Marzano. Mi affascinavano le fasi di lavorazione della canapa che continuavano nei palazzi contadini a corte.Quei luoghi, dove si svolgevano la maggior parte dei lavori agricoli di prima trasformazione, erano anche i luoghi del gioco, delle feste collettive, dei racconti degli anziani davanti ai falò dedicati a S. Antonio o a Carnevale. La vendemmia, la lavorazione della fibra recuperata dalla canapa, la cottura dei fagioli cannellini, quelli che crescevano sul terreno fertile dopo la raccolta della canapa, le giornate dedicate alle bottiglie di conserva del sugo di pomodoro S. Marzano, erano altrettanti momenti di gioia per tutti i ragazzi che si alzavano prestissimo per parteciparvi e non perdere neppure un attimo di quelle straordinarie atmosfere. Ad un certo punto si è rotto. Finalmente il tempo ha fatto comprendere il valore di questi prodotti, ha fatto finalmente imboccare la strada della qualità, del recupero delle biodiversità che sono un patrimonio di tutti. Ma c’è anche un clima generale che, dopo la grande sbornia di quella che mi piace definire l’ “agricoltura senza sapore”, si sta affermando. E’ un clima di attenzione rispetto all’agricoltura; è l’attenzione rispetto al suo valore ambientale, di tutela del territorio, di ripristino di antichi saperi e di antichi sapori della nostra terra.Caivano non è da meno, se si lavora però al rilancio dell’agricoltura, non solo con gli interventi di carattere istituzionale, ma se si riesce a far nascere un Consorzio per la valorizzazione dell’asparago, della fragola e dei tanti prodotti ortofrutticoli. E’ importante la nascita di un Consorzio perché deve costruire, con l’aiuto tecnico della Provincia e della Regione, un disciplinare di produzione che punti alla qualità e induca tutti ad adeguarsi a quegli standard di qualità che consentano una buona commercializzazione dei prodotti. L’altro grande passo è quello di orientarsi verso il biologico, passando per un sostanziale abbassamento dell’uso di fitofarmaci. Le colture biologiche, con il loro contenuto di sicurezza alimentare e rintracciabilità, saranno le vere protagoniste dei futuri mercati agroalimentare. Se ci aggiungiamo l’idea del parco agricolo che può dare un ulteriore valore aggiunto alle produzioni, il quadro diventa perfetto e si può immaginare l’agricoltura come settore portante di uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile perché ha anche un valore ambientale, paesaggistico e di manutenzione del territorio. Immaginiamo il recupero, per esempio, dell’architettura rurale delle “masserie”, il recupero delle viti maritate ai pioppi, i filari di noci che segnavano i confini delle proprietà agricole.E chissà che, al di là di accenti forse troppo romantici, non riusciremo a ritrovare esattamente quei saperi e sapori di un tempo...