Al direttore de “Il Mattino”Mario OrfeoEgregio direttore,ho letto con interesse l’articolo pubblicato il 29 ottobre e relativo alla campagna dell’olio della costiera sorrentina, che appare, secondo le prime stime, di buona qualità e di discreta quantità.Fa anche piacere riscontrare che gli imprenditori del settore riconoscano che questi eccellenti risultati siano in gran parte frutto delle tecniche elaborate dai nostri tecnici e da quelli regionali, e spiegate in occasione di convegni e iniziative pubbliche che hanno coinvolto gran parte delle aziende olivicole locali.Pochi giorni fa sono stato al Salone del Gusto di Torino, dove ho potuto riscontrare il successo incontrato nelle degustazioni promosse dalla Provincia di alcune aziende produttrici di olio DOP Penisola sorrentina (MassaLubrense, Sorrento, Piano, Sant’Agnello e tutta l’area riconosciuta DOP). Abbiamo fatto anche diverse comparazioni con olii di altre Regioni con risultati lusinghieri. Ma non basta. Bisogna ulteriormente lavorare sulla qualità e chiudere la filiera risolvendo i diversi problemi di natura ambientale che questo comparto ha, anche in relazione all’utilizzo di parte della post-lavorazione per far nascere le nuove linee di produzione cosmetica che, oggi, sono ricercatissime.Per rilanciare il comparto, quindi, è necessario, partendo dalla nascita del Consorzio di tutela, lavorare su tre obiettivi:1) migliorare la produzione migliorando le tecniche colturali e le strutture frantoiane estrapolando la linea alta qualità;2) chiedere un aiuto alla valorizzazione del prodotto al tessuto imprenditoriale legato al turismo (gli alberghi, i ristoranti ecc.. dovrebbero avere e proporre un carrello degli olii sorrentini – in questo legarsi all’iniziativa “I SAPORI DELLA PROVINCIA DI NAPOLI” potrebbe essere di grande aiuto)3) trovare con l’aiuto degli organismi della programmazione negoziata (vedi TESS) la soluzione di insediamenti produttivi innovativi lungo la filiera olivicola (ma la stessa cosa potrebbe riguardare quella del limone e quella lattiero-casearia) per l’utilizzo delle post-produzioni (linee cosmetiche ecc..).Se imboccassimo convinti questa strada e funzionasse il principio di sussidiarietà tra territori e settori produttivi, cui peraltro sta lavorando sia la Provincia di Napoli che la Regione, ma è importantissimo anche il ruolo dei Comuni, avremmo posto le basi per uno sviluppo reale, endogeno ed ecocompatibile. Non è indifferente rispetto a questo il lavoro che si sta facendo per la nascita del Parco Regionale dei Monti Lattari che potrebbe dare un ulteriore valore aggiunto alle produzioni agricole. Sarebbe davvero sviluppo sostenibile.Bisognerà, poi, fare tante altre cose, ma ci saranno altre occasioni per approfondire l’argomento.
Saluti cordiali
Enzo Falco