venerdì 16 gennaio 2009
Il sistema delle coste e della portualità
Le zone costiere, area geograficamente “flessibile” compresa tra la terra e il mare, sono state scarsamente studiate e, ancor più, gestite in modo coordinato e integrato.Esse si presentano invece come entità complesse, influenzate da molteplici forze interrelate, legate a sistemi idrologici, geomorfologici, socieoeconomici, istituzionali e culturali. La normativa esistente di fatto elude considerazioni integrate tra la componente marina e quella terrestre: la giurisprudenza si occupa poco delle prime e fin troppo delle seconde. Anche le autorità pubbliche che si dovrebbero occupare e preoccupare di queste parti eccezionali e al tempo stesso vulnerabili delle regioni sono tante e, spesso, in sovrapposizione conflittuale.A fronte di tutto questo, assistiamo ad un progressivo degrado della risorsa mare dovuto esattamente all’azione dell’uomo.I fattori di degrado e depauperamento del sistema coste-mare sono legati:- alla cementificazione e urbanizzazione spinta;- alla realizzazione non programmata e sostenibile di porti, darsene e infrastrutture portuali varie;- agli inquinamenti di vario tipo (chimici, da metalli pesanti, da pesticidi clorurati, da sostanze non biodegradabili)- al sovrasfruttamento delle risorse di pesca e cattura di forme giovanili fatte dalla pesca a strascico illegale (nella provincia di Napoli la pesca illegale del dattero di mare crea problemi enormi alle nostre coste)- al traffico mercantile (ogni anno finiscono nel Mediterraneo 356 mila tonnellate di idrocarburi di cui solo il 21% è da attribuire ad incidenti)- alla conflittualità tra i diversi utenti della fascia costiera con pregiudizio per la piccola pesca.La fascia costiera della provincia di Napoli è un’area che coinvolge 24 comuni, una superficie di 489 Kmq (3% dell’intero territorio regionale) e circa 1.800.000 abitanti, pari al 60% della popolazione provinciale.E’ un territorio particolarmente complesso, in cui bellezza paesaggistica ed eredità culturale si intrecciano a manifestazioni di degrado ambientale, di emergenze naturali (rischio sismico, vulcanico, idrogeologico), di un sistema dei trasporti e della mobilità esteso ma non uniformemente efficiente, di un’economia caratterizzata da fenomeni di dismissione produttiva che, nel corso dello scorso decennio, ha raggiunto quasi il 40% del totale delle aziende con almeno 10 addetti, a fronte di un tasso di natalità attestato sul 6 – 7% nella stessa classe dimensionale. Per tutte valga l’esempio di Bagnoli con i suoi problemi di bonifica e di rilancio, anche balenabile di una delle fasce costiere più belle del nostro territorio.Una situazione da far tremare i polsi per la complessità delle questioni ma di indispensabile intervento per governare adeguatamente i fenomeni e costruire prospettive di sviluppo equilibrato e sostenibile.La Provincia di Napoli sta cercando di affrontarlo in modo organico con un’azione congiunta di diversi esponenti della Giunta, a partire dal coordinamento del Presidente Amato Lamberti e dalla competente opera dell’assessore al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), prof. Giudo Riano.Il Piano per la gestione integrata della zona costiera del Golfo di Napoli è uno dei fondamentali progetti strategici del PTCP della Provincia di Napoli. Esso contiene, tra le altre azioni, Il Programma quadro dei porti e degli approdi turistici. Lo stesso PTCP non si limita alla tradizionale disciplina del territorio, ma si configura come strumento di sviluppo socio-economico, di attrezzatura del territorio e di rafforzamento degli strumenti tecnici ed amministrativi della Provincia, principi peraltro stabiliti successivamente dalla stessa U.E. nello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE), approvato a Potsdam nel luglio 1999:- sviluppo territoriale sostenibile, equilibrato e policentrico con un nuovo rapporto di partenariato fra città e campagna;- parità di accesso alle infrastrutture ed alle conoscenze, migliorando i collegamenti alle reti di trasporto per una migliore accessibilità, condizione irrinunciabile per lo sviluppo policentrico; diffusione della innovazione e della conoscenza;- attento uso dei beni naturali e culturali, intesi come potenziali fattori di sviluppo, con particolare riferimento ad un’efficiente gestione delle risorse idriche ed alla “gestione creativa” del patrimonio culturale e del paesaggio.Da ciò deriva la necessità di riferire tutti i programmi, anche settoriali, alla proposta di organizzazione policentrica del territorio provinciale.A tal proposito occorre rilevare che il Programma Quadro dei Porti e degli Approdi Turistici interessa, in termini generali, quattro sistemi urbani sovracomunali (Flegreo, Napoli, Vesuviano costiero e Sorrentino, ed interessa, in termini più diretti, oltre Napoli, i 15 Comuni costieri che vanno da Giugliano a nord a Massalubrense a sud del Golfo e i 6 comuni delle isole: Procida, Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio e Capri.Nella prima proposta che segue sono illustrati, in maniera completa ed esauriente, le complesse relazioni di interdipendenza, di complementarietà e di integrazione che legano i porti e gli approdi (esistenti e proposti) con i Comuni costieri e con quelli dell’entroterra, soprattutto per ciò che concerne la valorizzazione e l’uso creativo dello straordinario patrimonio paesaggistico, ambientale, archeologico, storico-artistico e culturale, unico al mondo, che si concentra nella fascia costiera del golfo di Napoli. A tal proposito assumono primaria importanza le numerose ed interessanti proposte formulate, che costituiscono le prime tappe di un lavoro, certamente non breve e certamente molto impegnativo, che la Provincia metropolitana di Napoli, ha promosso ed avviato, insieme con il Comune di Napoli, con l’Autorità Portuale di Napoli, con i Comuni costieri, con la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Napoli, con la Soprintendenza ai BB.AA. di Napoli, le Soprintendenze Archeologiche di Napoli e Pompei e le Capitanerie di Porto del Golfo.Gli Enti suddetti si sono impegnati in tal senso, sottoscrivendo il 4 ottobre 1999 un Protocollo d’intesa che definisce obiettivi, metodologie e contenuti del Programma Quadro dei Porti e degli Approdi Turistici. Una iniziativa da sviluppare per dare sostanza alle forme di concertazione-partecipazione raccomandato dallo Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo e dalle buone prassi di Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile.La Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) non può configurarsi che come un processo dinamico, interdisciplinare e iterativo teso a promuovere lo sviluppo sostenibile delle zone stesse. Il termine “integrato” fa necessariamente riferimento sia all’integrazione degli obiettivi, sia a quella degli strumenti necessari, che a quella delle politiche e delle azioni da mettere in atto, coinvolgendo le amministrazioni pubbliche nei diversi settori e livelli, ma soprattutto rendendo partecipi le comunità e le forze sociali ed economiche in campo.La pianificazione delle zone costiere non può pertanto prescindere da queste considerazioni ed assumere una metodologia olistica per l’individuazione delle politiche di governo di un territorio che si estende tra il mare e la terra in forme via via mutevoli.La Provincia di Napoli, partecipando come Ente capofila ad uno dei Programma Terra cofinanziati dalla UE nell’ambito dei Progetti Pilota dello SSSE dei fondi FERS (progetto Posidonia, in partenariato con Comune di Napoli, Autorità Portuale di Napoli, Comune di Taranto, Comune di Palermo, Municipio di Barcellona (ES) e Autorità Metropolitana di Atene (GR) 1998-2001), ha redatto un primo Piano di gestione integrata della zona costiera del suo territorio, coinvolgendo tutti gli Enti che hanno competenza su quest’area ed avviando la prima sperimentazione europea in una regione italiana.Il Piano – inteso come modalità applicativa del PTCP – ha considerato nella sua complessità la zona costiera analizzandone gli aspetti geomorfologici, idrologici, biologici, infrastrutturali, urbani, normativi, socio-economici ed antropici in generale, determinando le azioni e le politiche necessarie per la riqualificazione e la salvaguardia di una delle aree più sensibili dal punto di vista ambientale ma anche più importante dal punto di vista dello sviluppo economico, fino ad individuarne forme e procedure gestionali e finanziarie.Il Piano individua pertanto:- le azioni di difesa dei costoni e di ripascimento delle spiagge (già è pronto un piano di difesa delle coste e ci sono esperienze già realizzate di ripascimento della famosa spiaggia dei Maroniti a Barano d’Ischia; c’è anche la misura 4.22.1 del POR Campania Feoga e SFOP, sulla quale la Provincia sta lavorando, di difesa delle risorse marine);- gli interventi idrologici necessari per assicurare il corretto equilibrio dinamico dei corsi d’acqua fino al mare;- gli interventi di disinquinamento del mare e dei litorali;- gli interventi di protezione della fauna e flora marina e del litorale terrestre (dopo la realizzazione della riserva marina di Punta Campanella si sta lavorando alla riserva marina “Il Regno di Nettuno” che interessa Ischia, Procida e Capri e si sta seguendo da vicino il lavoro di ricerca effettuato dall’associazione Delphis sul Canyon di Cuma patria del delfino mediterraneo);- le azioni di restauro del paesaggio costiero (è di questi ultimi giorni il restauro straordinario realizzato dal FAI della Baia di Ieranto nel Comune di Massalubrense);- la riqualificazione e la difesa dei centri abitati costieri (c’è nel Comune di Pozzuoli lo sviluppo di un programma URB-AL 2 sulla pianificazione partecipata dei centri storici realizzato sempre dalla Provincia di Napoli);- la riqualificazione o il riuso delle aree industriali dimesse;- il sistema interconnesso della mobilità mare –terra;- le azioni di fruizione dei beni ambientali e culturali riferite ad un ambito di relazione possibile con la costa;- lo sviluppo delle attività economiche compatibili ed in particolare quelle legate al turismo, alla nautica ed alla pesca;- le azioni di diffusione della conoscenza e della formazione di una “cultura del mare”;- le modalità di gestione e le procedure necessarie per l’attuazione delle azioni.Parte del Piano di gestione integrata è il Programma Quadro dei Porti e degli Approdi Turistici, nella consapevolezza della necessità di un programma organico per i porti ma innanzitutto dell’indispensabilità di un’ampia azione rivolta all’insieme della costa, nella quale soltanto può essere considerata anche un’azione per il turismo nautico e le sue infrastrutture, governando, in anticipo, e con il concetto di sostenibilità, la crescente domanda di fruizione del mare che se non ricondotta nella giusta direzione determinerebbe guasti inimmaginabili.Il Programma Quadro dei Porti e degli Approdi Turistici del Golfo di Napoli è un programma ordinatore per la portualità turistica finalizzato a:- sperimentare metodologie innovative per la gestione integrata della zona costiera;- definire procedure di pianificazione intersettoriale coordinate, cooperative e innovative;- superare la frammentazione e la sovrapposizione istituzionale tra soggetti abilitati ad operare sulla costa e sul mare.Il Programma propone un sistema integrato della portualità e della intermodalità costiera in grado di orientare il futuro del golfo di Napoli verso un modello di sviluppo sostenibile per l’ambiente, efficiente per l’economia ed equo per le popolazioni ed i territori coinvolti.Nelle particolari condizioni del golfo di Napoli la portualità minore e quella turistica rappresentano, infatti, elementi strategici per riqualificare l’ambiente fisico, rifunzionalizzare il sistema di trasporti e della mobilità puntando alla intermodalità, promuovere l’economia locale, valorizzare il patrimonio culturale, governare e difendere il suolo e garantire la sicurezza degli abitanti.Il Programma ha costruito l’ipotesi di un sistema integrato della portualità a partire dalla definizione di un modello teorico di offerta.Il Programma (e non un Piano) definisce pertanto le condizioni per la creazione di un sistema della portualità turistica, assegna ruoli e funzioni alle autorità del golfo, individua le modalità di attuazione e l’ambito dimensionale di riferimento, rinviando all’autonoma azione di governo dei Comuni e degli altri Enti competenti in materia la realizzazione degli interventi, di cui il Programma costituisce il mosaico ordinatore e la verifica complessiva di compatibilità.L’ulteriore sforzo che la Provincia di Napoli nel suo complesso sta tentando di sviluppare intorno a questi principi di pianificazione a vari livelli è di applicare il modello dell’azione partecipativa proprio dell’Agenda 21 e della possibilità vera di coniugare tutela e sviluppo. Ecologia ed economia sono parole che hanno una comune radice “oikos”, che in greco antico significa casa. La casa va gestita e conservata attraverso una buona conoscenza di tutti i suoi angoli. L’angolo del sistema costiero e del mare rappresentano un altro grande capitolo di un modello di sviluppo diverso dal passato che non può che essere quello definito a Rio de Janeiro nel 1992 con le possibili correzioni che si determineranno a Johannesburg il prossimo 26 agosto.